Vi ho già parlato diverse volta della Compagnia Aspettando Broadway, diretta da Loretta Foresti e con la direzione artistica di Robert Steiner eValentina De Paolis e qualche tempo fa vi ho proposto l’evento dal titolo Musical Fever.

10 PERFORMER sul PALCO e un grande ensamble con ASPETTANDO BROADWAY, venerdì 31 maggio, 2013 ore 21.00, a Roma.

Per tutte le info, vi rimando al mio post qui.

Ora, la Produzione mi ha mandato un’intervista realizzata da Laura Cavalieri Manasse, in cui entriamo nel dettaglio dell’evento e in cui si parla della situazione generale del musical in Italia.

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“Le stagioni teatrali si avviano a conclusione, tra un paio di mesi i cartelloni degli spettacoli saranno esauriti e inizierà la fase, ogni anno più difficile, di valutazione e preparazione di una nuova programmazione.
Purtroppo da alcuni anni, in Italia, siamo stati testimoni della chiusura di molti teatri storici e non, e dello scioglimento di molte compagnie. La recessione ha pervaso il settore dello spettacolo decimandolo nei numeri, una Spoon River di autori, attori, registi e direttori artistici; ne consegue un’oggettiva difficoltà, per gli addetti ai lavori, di preparare un programma di sala economicamente sostenibile, oltre che interessante.
Negli ultimi anni il panorama teatrale è stato arricchito la molti spettacoli di musical, e proprio di musical vogliamo parlare e lo facciamo con Robert Steiner, italocanadese da trent’anni nel mondo dello spettacolo.

Cos’è per te il musical?
Il musical è la forma d’arte più bella, appagante e completa del mondo, in quanto ingloba canto, recitazione e danza e tutte le sfumature di performance intermedie. Per l’artista, il musical è come l’eroina per il tossicodipendente e una volta provato, non riesce più a farne a meno. Ne sono prova vivente tutti quei ragazzi che, provenienti dal pop, hanno scoperto il musical attraverso i miei stage.

Come giudichi la storia del musical italiano?
Noi italiani, che proveniamo artisticamente dall’opera lirica, quasi sempre drammatica, se non tragica, col tempo ci siamo allontanati dal dramma e, teatralmente parlando, ci siamo spostati (o meglio, ci siamo adattati all’offerta) su argomenti più leggeri. Di certo però non abbiamo dimenticato le nostre radici. Ridere è bello, ma commuoversi è ancora più bello e, a mio avviso, lascia un solco più profondo nei nostri cuori. Il musical in fin dei conti, deriva appunto dall’opera. Fu esportato in America nell’800 sotto forma di operetta, poi fu convertito dagli americani in avanspettacolo quindi in commedia musicale infine in musical e rivenduto a noi come merce nuova.

Ogni anno vengono proposti alcuni musical nei teatri italiani, ma non ottengono mai i numeri di spettatori e repliche di Londra o di New York o Broadway, oggi qual è la situazione?
E’ notizia di questi giorni che la Stage Entertainment, la multinazionale del musical che ottiene successi ovunque (ha appena prodotto in Spagna “Les Misérables” – vincitore tra l’altro di tre premi Oscar per la versione cinematografica del musical – e in Germania, il “Phantom of the Opera”), qui in Italia purtroppo ha chiuso i battenti, lasciando a bocca asciutta tanti bravi artisti, così come un pubblico che chiede a gran voce spettacoli di qualità.
Pur non avendo mai lavorato con la Stage Entertainment, posso dire che questo fallimento lascia in me un vuoto incolmabile. Questo Paese ne aveva proprio bisogno e con la loro dipartita dobbiamo riporre le nostre speranze in quelle poche, anzi, pochissime produzioni d’alto livello che rimangono e che finora hanno avuto il coraggio, i soldi e la determinazione di fare spettacoli di qualità.

E cosa mi dici dei giovani artisti?
Il problema di tanti ragazzi che escono dalle numerosissime accademie di spettacolo è proprio quello del lavoro. Si trovano pronti e istruiti, ma senza prospettive. A Bologna, attraverso un’iniziativa di Loretta Foresti, la MEMAMA Artistic Training offre a chi si vuole affacciare in questo settore una serie di stage condotti da me e da Valentina De Paolis. Attraverso questo percorso formativo, i giovani imparano la tecnica di interpretazione e recitazione necessaria per affrontare musicals di respiro internazionale, quali tra gli altri, Les Misérables, Phantom of the Opera, Sunset Blvd, Jekyll & Hyde. Tutti spettacoli che richiedono voci estese e grandi performance.
Gli stessi ragazzi che fanno parte dei corsi di formazione, una volta raggiunti livelli apprezzabili, entrano a far parte della Compagnia “Aspettando Broadway” che prepara e mette in scena concerti professionali a base di musical che vengono proposti nei teatri e nelle piazze in tutta Italia e anche all’estero, riscontrando un grande successo di pubblico e grandi apprezzamenti dalla critica.

Salgono sul palcoscenico?
Si. Naturalmente non tutti i ragazzi, specie quelli che studiano da poco, sono tecnicamente pronti ad affrontare brani da solisti. Pertanto si fanno “le ossa” affrontando ruoli minori o corali e man mano che crescono artisticamente, gli vengono assegnati ruoli e brani sempre maggiori. E, ad oggi, posso dire di aver visto delle vere e proprie esplosioni artistiche da parte di alcuni individui!
Ai concerti aderiscono spesso e volentieri come ospiti anche professionisti affermati nel settore, che danno ulteriore lustro allo spettacolo. Fra questi posso citare Lalo Cibelli (già Virgilio nella Divina Commedia di Frisina), Brunella Platania (Tosca amore disperato, I promessi sposi, Canterville – Il musical, ecc.) e Vittorio Matteucci (Notre Dame de Paris, Tosca amore disperato, Dracula, I promessi sposi e Romeo e Giulietta). I ragazzi possono quindi lavorare come professionisti al fianco di professionisti e così crescere artisticamente e pagarsi, almeno in parte, gli studi.

Quali azioni servono per affermare il musical in Italia?
Noi stiamo tentando di promuovere il musical in Italia con lo scrivere e il produrre nuovi spettacoli, utilizzando i crismi tecnici e artistici Broadwayani, dando così lavoro ai professionisti italiani e l’opportunità ai giovani talenti d’affacciarsi su questo settore e dando al pubblico un assaggio delle emozioni che vivrebbe solo se andasse all’estero.
E’ questo il caso di “Canterville – Il musical”, con le musiche e orchestrazioni di Flavio Gargano ed i testi scritti da me e da Valentina De Paolis.
Questo spettacolo è andato in scena lo scorso 6 novembre all’Auditorium della Conciliazione a Roma, con la regia di Marco Simeoli. La storia è ispirata a “Il Fantasma di Canterville” di Oscar Wilde. Ampiamente riscritto, lo spettacolo calca le atmosfere dark di musicals come “Phantom of the Opera”. La versione semi-concertistica andata in scena serviva per mostrare al pubblico il prodotto ed avere un riscontro sull’efficacia dei testi e delle musiche e devo dire che i riscontri sono stati tutti estremamente positivi.

Ed ora?
Ci apprestiamo a portare lo spettacolo in tutta Italia. Nel frattempo stiamo inserendo alcuni “assaggi” di Canterville nei concerti che presentiamo con MEMAMA Music. Cinque dei ragazzi più meritevoli degli stage da noi condotti a Bologna e in altre città città hanno avuto modo di lavorare in Canterville; uno di questi, Manuel Bianco, addirittura come coprotagonista.

Quale può essere la ricetta per affrontare il periodo difficile del teatro in generale e del musical?
Siamo convinti che per far fiorire il musical in Italia servono iniziative concrete, mirate e coraggiose, cosa che non sempre accade, perché molti produttori preferiscono sacrificare il livello qualitativo degli spettacoli per asservirsi alla regola del “nome nel cast” così da fare cassa.
La mia battaglia personale da vent’anni a questa parte è improntata sull’innovazione, sulla qualità e sulla meritocrazia.
Una battaglia, la più difficile con cui si combatte ogni giorno da tempo è quella dei finanziamenti, sia pubblici che privati.
Purtroppo, in Italia, la sponsorizzazione è pressoché inesistente in quanto le società, già martellate dalle tasse e dalla recessione, sono sempre più restie a dare contributi. Il Fondo Unico dello Spettacolo è un lontano ricordo. Pertanto, a chi ha idee, iniziative, buona volontà e bei prodotti, resta solo l’infinitesimale speranza di trovare qualche “zio Paperone” che abbia entusiasmo e voglia di produrre qualcosa di bello.
Noi non ci scoraggiamo e mentre continuiamo le nostre ricerche, produciamo concerti, nuovi spettacoli e prepariamo tanti giovani talenti ad affrontare il musical, sia in Italia che all’estero.

Voglio fare musical, voglio aiutare altri a farlo e voglio fare solo grandi cose e belle cose.

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