
Un tuffo a inizio Novecento tra le grandi illusioni di Harry Houdini, precursore della magia moderna: debutto da pelle d’oca per “The Impossible Man-Musical Magic”
Se sabato la nostra inviata a Sanremo, la giornalista Vesna Zujovic, ci aveva presentato lo spettacolo, con una videointervista al regista Federico Bellone, oggi Vesna ci manda la sua recensione per The Impossible Man, che ha debuttato al Teatro Ariston.
“Nomen omen” per il nuovissimo musical di Federico Bellone, andato in scena per l’anteprima mondiale assoluta la sera di Pasqua al Teatro Ariston di Sanremo: sembrano davvero impossibili i grandi numeri d’illusione de “The Impossible Man – Musical Magic” e invece sono reali.
Già prima dell’apertura del sipario, Bellone ha invitato alcuni spettatori a salire sul palco per testare con mano che il grande baule al centro fosse davvero vuoto.
Lo spettacolo, dedicato al più grande illusionista di sempre, Harry Houdini, ha incantato il pubblico con le grandi magie (qui firmate da Paolo Carta), del celebre prestigiatore: dall’escapologia fino ad arrivare al numero più temuto e rischioso di sempre, la pagoda tortura cinese dell’acqua, qui in un’inedita versione.
Prodotto da Broadway Italia, eccellenza internazionale nel campo, come ogni musical di alto livello, vede un cast di ARTISTI al massimo della loro performance.

A partire dal protagonista, la star di Broadway Ryan Silverman, che oltre alla prestanza fisica, aggiunge una voce imponente, in grado di mantenere la potenza vocale anche in situazioni estreme, come cantare a testa in giù.
Commovente anche il ruolo del fratello Theo, interpretato dalla stella del musical di Londra Lewis Griffiths, diviso a metà dall’affetto per Harry e la rabbia per aver perso la fidanzata Bess, diventata poi moglie del fratello.
A proposito di lei, ottima anche l’esibizione di Alice Mistroni, che oltre ad aver dato prova di essere un’efficace assistente di numeri magici (è lei la “donna tagliata a metà”), ha dimostrato con grande intensità interpretativa il complesso ruolo di una donna combattuta tra l’affermazione di sè e l’amore verso un uomo complesso, sempre alle prese con sfide estreme.

Parlando proprio di questo tema, Bellone aveva spiegato: “Houdini aveva iniziato come mago a Coney Island, il primo luna park del mondo, a New York. Uno dei suoi più nostalgici ricordi era proprio quello, quando i due fratelli erano giovani di speranza. Poi c’è stata una metamorfosi caratteriale e capiremo il perché”.
A proposito di New York, arriva da questa metropoli Russell Russell (visto in tanti musical italiani tra cui “Charlie e la Fabbrica di Cioccolato”), questa volta chiamato a interpretare un personaggio molto originale e inquietante, il narratore che in realtà prende le sembianze della morte, entità in continuo legame e conflitto con le illusioni di Houdini, sempre più estreme col passare del tempo.
Eppure, anche nell’interpretare un personaggio così lugubre, Russell riesce sempre a strappare un sorriso, con la consueta ironia che lo contraddistingue (nella sua carriera è stato anche un ottimo caratterista comico).
Un plauso anche a tutto l’ensemble e al cast di ballerini e ballerine (coreografati da Gillian Bruce), in momenti d’insieme frizzanti, utili anche per i cambi scena, come il can-can e il charleston, che ci riportano agli anni del vaudeville vissuti da Houdini.
Applausi a scena aperta anche per Tommaso Parazzoli, virtuoso del tip tap, con un numero davvero pazzesco dove i piedi vibravano a velocità supersonica.
Azzeccati i costumi di Chiara Donato, con tanto di piume, molto belle le scene di Clara Abbruzzese (la sorpresa dell’elefante in scena è da non perdere), tocco di classe con le luci di Valerio Tiberi.

Emozionanti le musiche di Giovanni Maria Lori (ed entrano subito in testa) e le orchestrazioni di Pino Perris, magistrale l’esecuzione dell’orchestra dal vivo, “nascosta” sotto il palco ma che costituisce una presenza fondamentale per l’ottima riuscita dello spettacolo.
Come anteprima mondiale, tutto è filato liscio anche a livello tecnico ed esecutivo; solo una piccola nota riguardo ai due schermi con i sottotitoli in italiano (ricordiamo che lo show è interamente cantato e parlato in inglese), che a tratti avevano alcune frasi evidenziate di giallo su caratteri bianchi: non sempre facili da leggere per chi è nelle file retrostanti.
Nel complesso si tratta di un musical di altissimo livello, abbastanza raro da vedere in Italia, cui auguriamo lunga vita e tanta fortuna.
Girerà oltre confine e lo aspettiamo di nuovo in Italia, visto che entro il 2025, si terrà la Prima Mondiale dello spettacolo e che poi, nel 2026, celebrerà i 100 anni dalla morte di Houdini.
link articoli VESNA ZUJOVIC
INTERVISTA CARAVAGGIO REBEL MUSICAL